Le procedure mini invasive hanno ampliato significativamente la platea di pazienti che possono beneficiare di un trattamento efficace per le vene varicose. I candidati ideali per le metodiche mini invasive sono pazienti con insufficienza venosa cronica, sintomatica o con complicanze (come edema, alterazioni cutanee, flebiti superficiali ricorrenti). Particolarmente indicati sono i casi di reflusso della grande o piccola safena, con vene di calibro e decorso compatibili con l’approccio endovascolare.
Quali pazienti sono candidati ideali per le procedure mini invasive?
Queste procedure sono particolarmente vantaggiose per:
- Pazienti anziani o con comorbidità che renderebbero rischiosa un’anestesia generale
- Persone attive che necessitano di un rapido ritorno alle attività quotidiane e lavorative
- Pazienti con preoccupazioni estetiche significative
- Casi di recidiva dopo chirurgia tradizionale, spesso difficili da trattare con un nuovo intervento chirurgico
L’età non rappresenta una controindicazione assoluta. Esistono tuttavia alcune controindicazioni che vanno valutate insieme con lo specialista, come la trombosi venosa profonda in fase acuta, gravi patologie arteriose periferiche, allergie specifiche ai farmaci utilizzati e, per alcune metodiche, la gravidanza.
La scelta della metodica più appropriata deriva da un’attenta valutazione clinica e strumentale, che eseguo durante la prima visita utilizzando l’eco-color Doppler.
Quali sono i risultati a lungo termine delle procedure mini invasive?
Negli ultimi anni, studi clinici con follow-up sempre più estesi hanno confermato l’efficacia duratura di queste procedure.
Secondo i dati più recenti, il tasso di successo tecnico immediato è superiore al 95% per tutte le metodiche, con piccole variazioni in base alla tecnologia utilizzata. Il laser e la radiofrequenza mostrano tassi di occlusione venosa a 5 anni compresi tra l’85% e il 95%, risultati paragonabili o superiori allo stripping chirurgico tradizionale, con un tasso di recidiva clinicamente significativa inferiore al 10% a 5 anni.
Naturalmente i risultati migliori si ottengono quando la procedura è eseguita da operatori esperti, con un’accurata selezione dei pazienti e l’utilizzo della metodica più appropriata per ciascun caso.
Esistono rischi o complicanze nelle procedure mini invasive?
Come per ogni procedura medica, anche le metodiche mini invasive presentano potenziali rischi e complicanze, sebbene la loro incidenza sia significativamente inferiore rispetto alla chirurgia tradizionale.
Le complicanze più comuni sono generalmente minori e transitorie:
- Ecchimosi e lievi ematomi nel sito di accesso (10-15% dei casi)
- Cordone fibrotico palpabile lungo il decorso della vena trattata (5-10%)
- Pigmentazione cutanea, soprattutto dopo scleroterapia (3-5%)
- Parestesie transitorie (1-3%)
Complicanze più significative sono rare con un’incidenza inferiore all’1%:
- Trombosi venosa profonda
- Lesioni nervose permanenti
- Infezioni
- Reazioni allergiche ai farmaci utilizzati
- Ustioni cutanee (per le metodiche termiche).
Il rischio di embolia polmonare, la complicanza potenzialmente più grave, è estremamente raro (0,01-0,02%) quando vengono seguite tutte le precauzioni appropriate.
Per minimizzare questi rischi, vanno adottate specifiche misure preventive:
- Selezione dei pazienti
- Mappatura ecografica precisa pre e intra-procedurale
- Utilizzo di anestesia tumescente per le procedure termiche
- Compressione elastica post-operatoria
- Deambulazione precoce.
Quando è preferibile la chirurgia tradizionale rispetto alle metodiche mini invasive?
Nonostante i numerosi vantaggi delle procedure mini invasive, esistono ancora situazioni in cui la chirurgia tradizionale può rappresentare l’opzione più indicata.
La chirurgia tradizionale può essere preferibile in:
- Vene safene di diametro molto grande (>2 cm), dove l’efficacia delle metodiche termiche può essere ridotta
- Vene safene con decorso molto tortuoso che rendono difficile l’avanzamento dei cateteri endovascolari
- Casi di vene varicose con componente arteriosa associata (sindrome di Klippel-Trenaunay)
- Pazienti con varici già complicate da ulcere estese o tromboflebiti ricorrenti
- Situazioni di recidiva complessa dopo precedenti trattamenti endovascolari.
In questi casi, un approccio chirurgico tradizionale o ibrido (combinazione di metodiche) può offrire risultati più predicibili e duraturi.
Va detto, comunque, che con l’evoluzione tecnologica le controindicazioni assolute alle metodiche mini invasive si sono progressivamente ridotte. Oggi, oltre il 90% dei miei pazienti con patologia venosa può beneficiare di un approccio mini invasivo, eventualmente combinato con microflebectomie complementari.
Riferimenti bibliografici
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Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Firenze, specializzato in Chirurgia Vascolare presso l’Università degli Studi di Siena con Surgical Fellowship presso il St. George’s Hospital di Londra. Specializzato in: Chirurgia Vascolare, Proctologia, Management Sanitario, Laser chirurgia.